martedì 26 maggio 2020

Step#20: Lo Zibaldone e l'uso della punteggiatura

Non sono pochi gli autori che avanzano dubbi sull’uso di punti e virgole, molti pensavano che distraesse il lettore dalla magia della lettura.

In Italia il più radicale è stato Filippo Tommaso Marinetti, che nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) proponeva di abolire la punteggiatura in favore di “uno stile vivo che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti”.

 
Giacomo Leopardi nello Zibaldone diceva: 

“Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia dei segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutto il periodo”.

Convinto della forza di una virgola, condannava severamente l'utilizzo di altri segni d’interpunzione: “Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io?”, scriveva nello Zibaldone.
 “Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica”.
Ancor più severo era nei confronti del punto fermo, considerato troppo statico per la dinamicità del suo Zibaldone perché non dava l'idea della sua raccolta disordinata di pensieri, riflessioni e concetti.

sabato 23 maggio 2020

Step#19: La matematica del punto è utopia?


Potrebbe essere interessante legare l'utopia al punto attraverso un ambiente scientifico.
Utopìa è un termine coniato da Thomas More (italianizzato Tommaso Moro) nel romanzo "Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia"(1516).
Deriva dalle voci greche οὐ «non» e τόπος «luogo»; quindi «luogo che non esiste».
Il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto).

Per il matematico utopia e matematica non trovano modo di conciliarsi, dato che la scienza si basa su assiomi certi e il metodo scientifico, basato sulla dimostrazione, non può presentare aspetti utopici.
L'origine di assiomi, però, può essere messa in discussione.
Quest'ultimi costituiscono le "fondamenta" del sistema logico-deduttivo delle dimostrazioni matematiche, i teoremi sono le "sovrastrutture", ottenuti dagli assiomi con l'ausilio esclusivo dei principi della logica.

Nel Novecento il tramonto definitivo di questa impostazione logica è dovuto a Kurt Godel che in un articolo del 1931 affronta i problemi centrali e i fondamenti della matematica e dimostra l'impossibilità di ottenere coerenza e completezza dalla disciplina deduttiva. Quindi la più grande aspirazione dei matematici non si può realizzare: è un'utopia.
Analizziamo, ora, un esempio particolarmente rilevante.

 Il punto materiale.                                                                                                                    
Basato su delle considerazioni matematiche, il punto materiale è spesso usato per la semplificazione di problemi in fisica.                                                                                             
Si potrebbe dire che l'uso del punto materiale non è utopico?                                            
Partiamo dal principio: il punto, che abbiamo definito più volte in questo blog con diverse accezioni, è un ente a-dimensionale quindi di per se non sarebbe possibile né disegnarlo né vederlo.                                                                                                                                      Ecco allora che intervengono i postulati matematici a insegnarci come poter visualizzare e padroneggiare l'idea del punto.                                                          
Bisogna essere consci che il postulato non si basa su uno veridicità esperibile ma su un intuizione quasi utopica.                                                                                                         
Stiamo basando la nostra geometria analitica su un assioma che di per sé risulta essere una riflessione filosofica più che una verità.                                                                                         
Si potrebbe quindi asserire che, nel tempo, su alcuni assiomi, come quello preso in esame, esiste un tacito accordo, vengono definite vere delle congetture che di fatto non si possono intendere come tali ma che son decisamente utili nell'applicazione pratica. 
Infatti il punto materiale trova, come già preannunciato, la sua applicazione in fisica dove viene usato per identificare un corpo in cui la massa è concentrata tutta in quel punto che ne diviene il suo baricentro.
Questo è molto utile nello studio delle diverse forze applicate a quel corpo e per trovare con maggiore facilità il punto di applicazione della forza sul corpo stesso.
Altri esempi scaturiscono dal concetto di punto limite, definizione che viene spesso usato in tutti i campi dell'ingegneria.
Questi sono utilizzati come limiti ideale che non possono mai essere raggiunti concretamente:
  • una funzione può tendere ad un punto limite al quale si avvicinerà asintoticamente all'infinito ma che in un contesto reale non potrà mai raggiungere;
  • lo zero assoluto  è un valore limite nella scala Kelvin che esistere, ma che non può essere realizzato in laboratorio nel suo effettivo valore.

martedì 19 maggio 2020

step#16#18:Cos'è il punto?


Il Punto è matematica,
è grammatica,
è geometria,
è filosofia,
è fisica,
è
.

Questo è l'incipit dell'opera iniziatica di Samya Ilaria Di Donato, La filosofia del punto e la nascita del colore.
L'autrice è una dei pochissimi testimonial di questa parola 'punto', tanto difficile da essere compresa e spesso sottovalutata.
Samya può essere vista come l'autrice di una filosofia del tutto contemporanea del punto, sicuramente non scontata.
Il libro, non di facile comprensione per lo stile adottato e i temi affrontati, ha l'intento di tracciare la Filosofia del Punto nella sua versione primordiale, attraverso l'evocazione di antichi codici della conoscenza.
Sono studiati profondamente i Misteri che attorniano la vita dell'Uomo.
Durante la lettura si cerca di scrutare all'interno della nostra psicologia lasciandoci, alla fine, profondamente cambiati.

Tutto inizia da un minuscolo granello che noi chiamiamo punto , che si propaga e si unisce ad altri Punti, dando vita a geometrie utili all'uomo.
Astrazione o piccolo segno, il punto è icona dell'inizio di ogni cosa ma è anche sintesi estrema della sua fine. Ciò da cui il Tutto è stato emanato e ciò in cui Tutto verrà riassorbito, l'alpha e l'omega al tempo stesso.
Inizialmente viene analizzato come dal Punto si ha la nascita dell'Universo fino ad arrivare ad un parallelismo interessante sull'Uomo.
L'universo ha avuto origine da un punto che poi si è propagato nello spazio(Big Bang).
Ma prima o poi l'Universo è destinato a collassare su se stesso ritornando ad essere un punto(Big Crunch).
Egualmente l'Uomo alla sua nascita è perfetto, è un punto, ma poi si sviluppa, deve conoscere il proprio Caos, ricercare la propria coerenza e ritornare ad essere un punto.
Il punto, quindi, diventa metafora del portare a termine le cose.
Per accedere sempre più in profondità alla ricerca delle leggi che governano la vita dell'uomo, l'autrice fa uso di simboli e concetti antichi tipici della geometria sacra.
Lo specchio: così come i punti necessitano di altri loro simili per poter dare vita a figure geometriche, l'uomo necessita dei suoi simili per poter vedere la sua immagine riflessa, capire chi è, com'è  e per sentirsi parte di un qualcosa di più grande.
Strategico è l'utilizzo di simboli come cerchio, cerchio puntato e la Vesica Pescis (o mandorla) simboli di ciclicità dove Punto di partenza e Punto di arrivo si fondono.
Al loro interno si nascondono verità simboliche della vita umana e altre figure di ricorrente sacralità.
Ad esempio, proprio la Vesica Pescis, così chiamata in quanto ricorda la vescica natatoria dei pesci, divenne un simbolo per i Cristiani attraverso l'associazione del pesce a Cristo, veniva anche identificata come l'iconografia del Cristo e della Vergine in maestà, nota come mandorla mistica.
Tra i tanti simboli riportati come Spirale, Pentagono ed
Esagramma  ce n'è uno di particolare interesse: l' Ouroboros.


Simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche, rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine.

Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera sé stesso, l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall'inizio dopo aver raggiunto la propria fine. Simboleggia quindi l'unità, la totalità del tutto, l'infinito, l'eternità, il tempo ciclico, l'eterno ritorno, l'immortalità e la perfezione.


«Liberarsi dal cerchio che dà affanno e pesante dolore».

lunedì 18 maggio 2020

venerdì 15 maggio 2020

Step#15: I limiti all'orizzonte


Addentrandomi nella lettura del libro "The Limits to Growth"(I limiti dello sviluppo del 1972), ho percepito subito la sua finalità: definire i limiti dello sviluppo verso il quale l'uomo si stava proiettando.
Si può dire che ad un' attenta lettura il libro inizi piantando i piedi ben saldi nel terreno, o si potrebbe dire che inizi con un bel punto fermo.
Proseguendo nella discussione, dopo l'approfondita  spiegazione relativa alla sostenibilità  del nostro pianeta, sembrerebbe, però, che il libro utilizzi uno stile di punteggiatura del tutto diverso.
Nella parte conclusiva, infatti, si nota l' aggiunta progressiva di punti uno dopo l'altro dando, come effetto finale, l'idea di una sequenza.
Gli autori hanno iniziato con un punto per finire con tre puntini di sospensione.
Un lettore che vive la nostra generazione, leggendo questo libro, ne percepisce l'attualità ma non ne condivide la previsione futuristica, vera finalità del libro all'epoca.
Nel 1992 è stato pubblicato un primo aggiornamento del rapporto che spiegava come ormai quei limiti ,considerati invalicabili, fossero già stati superati. 
Che cosa possiamo, allora, dire del momento attuale?
Sono passati 48 anni e di questioni da affrontare ce ne sono infinite...ma soffermiamoci sui quei 3 punti di sospensione in fondo al libro: in che cosa consistano i limiti dello sviluppo odierno?
Il problema effettivo dell'epoca moderna è quello che in futurologia viene definito "singolarità tecnologica"
Quest'ultima è un punto in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani.

Si avrà quindi il limite non dello sviluppo ma della comprensione umana dello sviluppo della tecnologia in cui vive.
L'uomo resterà indietro nei confronti della tecnologia che lui stesso ha creato poiché è giunto a quel punto di rottura che si chiama, appunto, singolarità tecnologica.



15 differenti liste di cambiamenti paradigmatici per la storia umana, inserite in un grafico in scala logaritmica, mostrano una crescita esponenziale. Le liste sono state preparate, tra gli altri, da Carl SaganPaul D. BoyerEncyclopædia BritannicaAmerican Museum of Natural History e University of Arizona e compilate da Ray Kurzweil.
(Fonte:Singolarità tecnologica  )


Ora però ci vogliamo chiedere: davvero non ha limite il progresso della conoscenza scientifica?
Risponde al nostro quesito Peter B. Medawar nel suo libro"I limiti della scienza".
Medawar vuole difendere la scienza dall'accusa di non sapere rispondere agli "interrogativi ultimi" sull'origine, sul destino e sul significato dell'uomo. Sono interrogativi, egli dice, che richiedono risposte trascendenti, dominio della metafisica o della religione, e che non possono essere oggetto di analisi e di comprensione scientifica. Al contrario, per tutti i problemi che la scienza è in grado di risolvere non ci sono limiti alle sue possibilità: l'arte della ricerca scientifica è appunto l'"arte dei risolvibile". 




venerdì 8 maggio 2020

Step#14:Il punto, tra onlife e pubblicità


A proposito degli SMS:

"Lo stadio attuale è arrivato a permetterci di coniugare due proprietà che prima sembravano incompatibili: discontinuità di produzione e ricezione e discontinuità del testo. A produrre cioè dialoghi a distanza che non necessariamente contengono tutte le tracce della redazione del testo e della sua esecuzione, ma che possono mantenerne la quasi sincronia."




 Di linguaggio dei social network si parla e si scrive da tempo, in termini non sempre positivi.
Ciò che sembra succedere alla lingua in rete è visto come un processo di distruzione dell’italiano “come lo conosciamo e come l’abbiamo studiato”, una sua corruzione rispetto a un’età dell’oro in cui invece le persone conoscevano bene la norma, la applicavano, usavano il congiuntivo e la punteggiatura corretta.

Le mail, gli sms, ma soprattutto i programmi di messaggistica istantanea ci hanno abituato a un uso della punteggiatura meno sintattico e più emotivo. Questo è dovuto soprattutto al fatto che se fino a pochi anni fa la scrittura serviva per costruire relazioni attraverso un mezzo non istantaneo – un quotidiano, un libro – oggi tende ad evolversi verso una forma di oralità scritta.
Nell'era della messaggistica istantanea il punto in fondo alla frase diventa superfluo, dato che il messaggio si può spezzettare con INVIO. Il punto stesso, diventando opzionale, subisce di conseguenza una risemantizzazione: terminare un messaggio di Whatsapp con il punto non è più considerata un’operazione neutra, che indica semplicemente la fine della frase, viene letta emozionalmente come indice di severità, distacco, irritazione, scontentezza o persino sarcasmo. 


In contrapposizione all'uso del punto nella messaggistica istantanea troviamo la pubblicità.
Emanuele Pirella, padre dell’advertising italiano, sintetizzo l'abitudine dell'utilizzo del punto nei titoli con la formula "Punto Pirella".
Considerato inventore di nuovi linguaggi fu spesso oggetto di cronaca.


Tra l’advertising e il punto c’è sempre stato un rapporto molto stretto e talvolta anche un poco morboso.
Per tradizione i titoli degli annunci pubblicitari, a differenza di quanto avviene nei quotidiani e nelle riviste, si scrivono con un punto alla fine.
 La ragione principale è che i titoli pubblicitari non bastano a se stessi, ma sono parte di un discorso che si articola anche attraverso segni grafici e immagini. 
Se è vero che già nei primi anni Duemila qualche agenzia interpretava questa regola sulla punteggiatura con un po’ meno rigidità e una certa elasticità, è altrettanto vero che fino all’avvento della rivoluzione digitale il punto a fine titolo era uno dei segni distintivi della pubblicità con la P maiuscola: headline scritte senza punto, con tre sbarazzini punti finali o con un entusiastico punto esclamativo erano quasi sempre indice di pubblicità di bassa lega, proveniente da studi di serie B o C.
(Fonti:Tra analogico e digitale

giovedì 7 maggio 2020

step#13: L'ingegneria del punto

Possiamo dire che il punto sia una costante della matematica, della fisica ma soprattutto dell'ingegneria.
Per Euclide il punto era alla base della costruzione delle leggi che governano il mondo scientifico tanto da concedergli il primo posto e la prima definizione nel suo libro gli Elementi.
Matematicamente il punto è fondamento strutturale di tutti i grafici, disegni geometrici e anche nei calcoli di integrali, derivate e limiti.
In fisica è l'ente più semplice dal quale è partita la teorizzazione di quasi tutte le leggi fisiche più importanti(basano il loro fondamento proprio su di esso). Viene definito come punto materiale, ovvero il baricentro di un corpo nel quale la sua massa è concentrata.
In ingegneria sono diversi i campi in cui il punto compare.
Né riporto di seguito alcuni esempi legati al mondo della scienza e tecnologia dei materiali:
  1. punto eutettico,  peritettico;
  2. difetti di punto (vacanze, interstiziali e sostituzionali); 
  3. punti di frattura (duttile o fragile).



sabato 2 maggio 2020

Step#12: Tra Medioevo e Era Moderna

IL PUNTO NEL MEDIOEVO


Vi siete mai chiesti da dove nasce il Punto Interrogativo, il Punto Esclamativo e l’espressione “Mettere i puntini sulle i”? Ebbene il  Medioevo né è l'artefice, il famoso periodo simbolo dell’ignoranza e della cupezza culturale!
 Nel Medioevo il punto era l’unico segno di interpunzione. Veniva usato per dividere il periodo, con diverse funzioni (in basso, in mezzo o in alto) a seconda della sua posizione rispetto all’altezza della scrittura. Con l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la conseguente diffusione dei libri, altri segni arricchirono la punteggiatura, il punto trovò con naturalezza la posizione che occupa ancora oggi.

Altra storia è quella del punto interrogativo, una delle tante invenzioni dei vituperati “secoli bui” con le quali facciamo i conti ancora oggi. I monaci copisti per sottolineare una domanda, scrivevano “questio” alla fine della frase. Per comodità e abitudine abbreviavano usando le due lettere iniziali della parola latina: “qo”. Con il tempo la sigla venne in qualche modo stilizzata. E così la “q” diventò una specie di ricciolo e la “o” si trasformò in un punto sottostante.

Per sottolineare l’entusiasmo, la gioia o la sorpresa, i monaci alla fine della frase scrivevano una parolina: “io”. Con il tempo, la “i” passò sopra la “o” che si trasformò in un punto e rimase in basso, ad esclamare: “!”.
Facilitare la lettura servì anche a mettere i puntini sulle “i”. Proprio per evitare equivoci. La “i” all’epoca non aveva il puntino che sfoggia oggi. E così l’occhio spesso si affaticava nel distinguere la lettera dalla vicina “m” e anche dalla “u”.
L’aneddoto medievale ricorda che il caritatevole Martino, abate dell’abbazia di Asello, volle sulla sua porta una iscrizione: “Porta patens esto. Nulli claudaris honesto.” Voleva dire: “Porta, resta aperta. Non chiuderti a nessuna persona onesta”.
Lodevole intenzione. Ma chi eseguì il lavoro sbagliò proprio a mettere il punto. E scrisse: “Porta patens esto nulli. Claudaris honesto.”
Quindi, tutta un’altra storia: “Porta, non restare aperta a nessuno. Chiuditi alla persona onesta”.


CARTESIO (TRA NICOLA D’ORESME E FERMAT)
  • UN PREDECESSORE MEDIOEVALE
Nicolas Oresme (ca. 1320 - 1384) fu senza dubbio uno dei principali filosofi scolastici del XIV secolo.
Al di là del suo complesso e raffinato pensiero filosofico, Oresme è una figura interessante perché si occupò di questioni scientifiche e matematiche, facendolo con intelligenza e intuizioni anticipatrici per i suoi tempi. A questo brillante erudito è stata attribuita l’invenzione della geometria analitica prima di Cartesio, la scoperta della legge della caduta dei gravi prima di Galileo, quella della rotazione della Terra prima di Copernico. Nessuna di queste presunte priorità è completamente vera, sebbene in ciascuna di esse Oresme lasciò traccia del suo studio penetrante.




Il suo contributo più importante alla matematica è contenuto nel Tractatus de configuratione qualitatum et motuum. In quest’opera Oresme espone il suo metodo di rappresentazione grafica delle variazioni di una grandezza (che chiama qualità) in funzione di un’altra.
Chiama longitudino la distanza che separa un punto qualsiasi della retta a un punto d’origine fissato arbitrariamente. In ciascun punto di questa retta traccia una perpendicolare la cui altezza (latitudino) è proporzionale all'intensità del calore nel punto corrispondente del corpo.
Egli considera per esempio un corpo nel quale il calore non è omogeneo, ma varia secondo il luogo e la misura. Per rappresentare le variazioni del calore all’interno del corpo, egli immagina una retta tracciata sul corpo.Ottiene così una figura geometrica il cui esame rende più facile lo studio delle variazioni del calore. “Le proprietà di questa qualità - commenta - saranno esaminate più chiaramente è più facilmente quando qualcosa che le è simile è disegnato su una figura piana”.
Per amore di chiarezza, Oresme ebbe l'idea di utilizzare ciò che dovremmo chiamare coordinate rettangolari nella terminologia moderna, una lunghezza proporzionale alla longitudo, l'ascissa di un dato punto e una perpendicolare a quel punto, proporzionale alla latitudo, l'ordinata.
Assistiamo così ai primi vagiti della geometria analitica, fatto che ha portato alcuni a considerare Oresme un precursore di Cartesio.


  • CARTESIO



La geometria analitica, chiamata anche geometria cartesiana, è lo studio delle figure geometriche attraverso il sistema di coordinate oggi dette cartesiane, ma già studiate nel Medioevo da Nicola d’Oresme (1323 – 1382).
Il filosofo e matematico francese Renè Descartes (italianizzato in Cartesio), introdusse le basi della geometria analitica nel 1637 nel saggio intitolato Geometria incluso nel suo libro Discorso.
Nel trattato "La géométrie"  sono contenuti tutti i principi della geometria analitica, anche se, è da precisare, la geometria cartesiana aveva come intento una “costruzione geometrica” (le prime righe del La géométrie sono: “Tutti i problemi della geometria si possono facilmente ridurre a tali termini, che in seguito per costruirli basta conoscere la lunghezza di alcune rette”) e non il ricondurre la geometria all’algebra.
Cartesio usava sistematicamente l’algebra simbolica e sviluppava la sua interpretazione geometrica dell’algebra, egli da un lato voleva “liberare” la geometria dal ricorso a figure (tramite i procedimenti dell’algebra), e dall’altro dare un significato alle operazioni algebriche mediante un’interpretazione geometrica. Allora il procedimento seguito da Cartesio lo possiamo così sintetizzare: 
  1. si parte da un problema geometrico;
  2. lo si traduce in linguaggio algebrico (equazione);
  3. dopo avere opportunamente semplificato l’equazione ad esso associata, si risolve tale equazione geometricamente.
Inoltre è da sottolineare che nell’opera più volte citata non si fa uso sistematico di coordinate ortogonali, ma si usano, indifferentemente, anche coordinate oblique.
Notiamo,invece, che la geometria analitica di Fermat è più vicina alla nostra perché le coordinate usate erano ortogonali.

LA DEFINIZIONE DI PIANO CARTESIANO



Ogni punto del piano cartesiano o dello spazio è determinato dalle sue coordinate su due piani: ascisse (x) e ordinate (y), che determinano un vettore rispettivamente del tipo (x,y) oppure (x,y,z). Gli enti geometrici come rette, curve, poligoni sono definiti tramite equazioni, disequazioni o insiemi di queste, detti sistemi.


Il sistema di riferimento è formato da:

  1. un numero n di dimensioni;
  2. da n rette ortogonali, intersecantesi tutte in un punto chiamato ORIGINE;
  3. su ciascuna di queste rette si fissa un orientamento (rette orientate) e si fissa anche una unità di misura che consente di identificare qualsiasi punto del piano mediante numeri reali.
Particolarmente importanti sono il caso in 2 dimensioni, nel qual caso il sistema di riferimento viene chiamato piano cartesiano, e quello in 3, usato solo per identificare la posizione di punti nello spazio.




Il piano cartesiano viene suddiviso in quattro regioni denominate quadranti, indicate mediante numeri romani progressivi in senso antiorario:
  • I quadrante: comprende i punti aventi ascissa ed ordinata positive; 
  • II quadrante: comprende i punti aventi ascissa negativa ed ordinata positiva;
  • III quadrante: comprende punti aventi ascissa ed ordinata negative;
  • IV quadrante: comprende punti aventi ascissa positiva ed ordinata negativa.

Il piano cartesiano permette di rappresentare graficamente funzioni di due variabili del tipo:
y=f(x)
 in cui x è la variabile indipendente e y la variabile dipendente. Ciò permette di visualizzare la “forma” di curve e risolvere graficamente sistemi di più equazioni come intersezioni tra le curve corrispondenti.
Usando un sistema di riferimento cartesiano, è possibile descrivere tramite equazioni algebriche forme geometriche come curve o superfici: i punti dell’oggetto geometrico sono quelli che soddisfano l’equazione associata. Per esempio è possibile descrivere una circonferenza nel piano cartesiano, oppure una quadrica nello spazio tridimensionale.

venerdì 1 maggio 2020

Step#11: Il punto ai tempi del COVID-19


Il punto è emerso come costante all'interno della pandemia COVID-19. I cittadini  si sono ritrovati ad avere a che fare con grafici (che di punti sono fatti) per cercare ognuno di formulare una propria, anche semplice, previsione del futuro prossimo.
La regole della vita durante questo periodo sono continuamente ripensate sulla base di statistiche che governano di fatto le nostre giornate e abitudini (dallo spostamento massimo che possiamo fare intorno al nostro domicilio all'apertura del negozio che ci piace sotto casa), i diversi settori lavorativi, e addirittura indirizzano le discussioni culturali, dall'etica alla filosofia, alla politica. 
Tutto si è basato, e si basa tutt'ora, sulla posizione di un punto su di un grafico: se la borsa  crolla o  si rialza, se posso andare a trovare i miei parenti, i miei amici o farmi una semplice passeggiata.

Di quali grafici stiamo parlando?
Eccome alcuni:


Diffusione del virus 2019-nCoV da gennaio a marzo 2020: la mappa in alto mostra i dati di diffusione al 27 gennaio 2020, la mappa in basso si riferisce al 4 marzo 2020 (Fonte immagine: CSSE).

Diffusione Covid-19 nel mese di maggio(fonte:JHU CSSE)

Questi grafici hanno influenzato il pensiero di tutta la popolazione mondiale, l'infezione COVID-19 è stata dichiarata dall’OMS un’emergenza di pubblica sicurezza di rilevanza internazionale (indicata con l’acronimo inglese PHEIC).
I primi casi  sono stati registrati il 31 dicembre 2019 a Wuhan, in Cina, dove il focolaio ha probabilmente avuto origine nel mercato cittadino. A fine gennaio non era ancora chiaro come si fosse evoluto questo nuovo coronavirus (probabilmente da un serbatoio animale), ma i dati epidemiologici delle autorità sanitarie cinesi confermavano la trasmissione diretta da uomo a uomo.


E' interessante notare anche le statistiche di ricerca del termine "Coronavirus" nel periodo storico che stiamo vivendo.