martedì 26 maggio 2020

Step#20: Lo Zibaldone e l'uso della punteggiatura

Non sono pochi gli autori che avanzano dubbi sull’uso di punti e virgole, molti pensavano che distraesse il lettore dalla magia della lettura.

In Italia il più radicale è stato Filippo Tommaso Marinetti, che nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) proponeva di abolire la punteggiatura in favore di “uno stile vivo che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti”.

 
Giacomo Leopardi nello Zibaldone diceva: 

“Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia dei segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutto il periodo”.

Convinto della forza di una virgola, condannava severamente l'utilizzo di altri segni d’interpunzione: “Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io?”, scriveva nello Zibaldone.
 “Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica”.
Ancor più severo era nei confronti del punto fermo, considerato troppo statico per la dinamicità del suo Zibaldone perché non dava l'idea della sua raccolta disordinata di pensieri, riflessioni e concetti.

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